BARBARESCO GIACONE

DENOMINAZIONE IN ETICHETTA: Barbaresco Giacone
VITIGNI: Nebbiolo 100%
COMUNE DEI VIGNETI: Treiso
ETÀ MEDIA DELLE PIANTE: 40 anni
ESPOSIZIONE DEL VIGNETO: Sud, Sud - Ovest
TERRENO: Calcareo tendente al sabbioso
ALTITUDINE MEDIA DELLA VIGNA: 350 metri
RESA PER ETTARO: 55Hl / ha
METODI DI DIFESA: Diserbo naturale / Poltiglia bordolese
BOTTIGLIE: 10.0000
BIOLOGICO CERTIFICATO 

La vendemmia viene effettuata a mano in cassette da 20 chilogrammi nel mese di ottobre. L'uva giunta in cantina viene  pressata delicatamente e la fermentazione avviene attraverso l'uso di lieviti indigeni  in serbatoi inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri per 30 giorni. Dopo la svinatura, il vino viene messo in botti grandi di rovere di Slavonia, in cui avviene la fermentazione malolattica. Il colore è rosso granato carico, al naso esprime un'ampia complessità di profumi di viola e rosa, con note speziate di cuoio, liquerizia e tabacco. Al gusto è pieno e intenso, con grande struttura tannica che gli dona lunghezza. Questo Nebbiolo si abbina al meglio con sughi importanti, brasati, arrosti e con formaggi stagionati a pasta dura.

 

Le Menzioni geografiche aggiuntive

Le Menzioni Geografiche Aggiuntive sono previste dalla Legislazione sui vini a Denominazione di Origine. Si possono definire come la possibilità di indicare zone più ristrette all’interno della Denominazione stessa. Nella nostra zona, quella del Barbaresco, le Menzioni sono 66, tra cui figura Giacone, in cui si trova la nostra azienda. Nella zona del Barolo si è a lungo parlato delle cosidette “sottozone” ma queste possono essere normate dal Ministero dell’Agricoltura solamente se sono sufficientemente ampie, con parecchi produttori e se hanno caratteristiche decisamente differenti dall’area complessiva. Sia pur impropriamente, potremmo dire che le “sottozone” furono fatte quando il Nebbiolo del Piemonte fu suddiviso tra Gattinara, Barolo, Barbaresco, Ghemme, Lessona e via di seguito. Nella viticoltura di collina piemontese è sempre stato molto significativo il tipo di suolo ma anche la “posizione” del vigneto, cioè la sua esposizione. L’insieme dei vari elementi ha consentito di definire alcuni nomi di Cascina o di Vigneto più importanti fin dai tempi di Vignolo-Lutati e successivamente con Renato Ratti, per arrivare all’Atlante delle Vigne di Langa di Carlo Petrini.

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